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Pace fiscale: ultime novità

La cosiddetta pace fiscale sembra essere pronta: il piano, deciso dalla Lega, è ora nelle mani del Ministro dell’Economia Tria per le valutazioni tecniche. Dopodiché verrà trasformato in legge e approvato con la manovra economica di fine anno. Il che significa che, prima del 2019, non potrà essere operativo. Il disegno consta di quattro differenti vie per consentire a chi si trova in difficoltà di rimettersi in regola con il fisco. Quali sono dunque le ultime novità sulla pace fisica? Eccole qui di seguito sintetizzate.

A chi è rivolta la pace fiscale?

La pace fiscale non sarà rivolta solo ai cittadini (persone fisiche) ma anche alle imprese (persone giuridiche). Dunque non si tratta di una manovra riservata a una particolare categoria di contribuenti ma li coprirà tutti trasversalmente.

Quali soggetti beneficeranno della pace fiscale?

Armando Siri, sottosegretario del ministero delle infrastruttura, intervistato da Italia Oggi, continua a seguire il dossier della sanatoria totale. E spiega: «Partiamo da quello che disse Ernesto Ruffini, il precedente direttore dell’Agenzia delle entrate, al parlamento sull’esistenza di 1.058 mld di crediti che Equitalia vanta nei confronti di 20 mln di contribuenti italiani. Di questi 1.058 mld circa 200 mld sono ascrivibili a società fallite, a contribuenti deceduti o che hanno in corso un contenzioso tributario. Il resto, 840 mld, sono crediti che sono riferiti per la gran parte a soggetti che vengono definiti inesigibili ma questa definizione di inesigibili tiene conto di un algoritmo che non è lo stesso che utilizziamo noi con la pace fiscale». Si tratta quindi dei crediti inesigibili, quelli cioè che non si possono più riscuotere. E poi aggiunge: «Le faccio un esempio. Se sono un ex commerciante e ho chiuso il negozio da 4 anni e ho cumulato 40 mila euro di debiti con l’Agenzia delle entrate tra tasse e quant’altro, e oggi mi trovo in difficoltà, perché a mala pena arrivo a fine mese, lavorando in nero, se, dicevo, il fisco mi chiede 40 mila euro non ce li avrò mai. Se di questi 40 mila euro il fisco me ne chiede 2.400 allora è molto probabile che io aderisca a questa cosa pur di essere inseguito a vita da Equitalia».

La pace fiscale è un condono?

No, non più. Inizialmente ipotizzata come una totale “cancellazione” delle cartelle di pagamento, la Lega ha dovuto correggere il tiro dopo le indicazioni ricevute dal ministro Tria. La pace fiscale non sarà quindi un condono ma qualcosa di molto più simile alle vecchie rottamazioni, con la differenza che sarà a più ampio raggio e lo sconto sarà superiore. In altre parole, per azzerare il debito con il fisco bisognerà pagare “qualcosa”.

La pace fiscale servirà a finanziare la flat tax e il reddito di cittadinanza?

Si spera, con la pace fiscale, di recuperare crediti difficilmente riscuotibili, ottenendo un ravvedimento spontaneo dei contribuenti, il che garantirà all’erario un’entrata immediata e senza dover avviare procedure esecutive. Si parla di un gettito potenziale di 3,5 miliardi. Questo dovrebbe contribuire ad aumentare le risorse per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza.

In cosa consisterà la pace fiscale?

La pace fiscale coinvolgerà quattro differenti fasi del rapporto tra contribuente e fisco:

  • quella del pre accertamento: riguarda quei contribuenti che si accorgono di aver sbagliato gli adempimenti o che sanno di aver evaso e “si pentono” prima che arrivi l’accertamento. In particolare ci si potrà mettere in regola pagando il 15% delle ulteriori imposte dovute oltre a tutta l’Iva. Non saranno ammessi sconti sull’Iva in quanto vietati dall’Unione Europea. Lo strumento per regolarizzare la posizione è quello del ravvedimento operoso, che di fatto lascia aperta agli uffici finanziari la strada a un possibile accertamento nel caso in cui la posizione del contribuente sia più “pesante”;

  • quella delle liti potenziali: riguarda i verbali della Guardia di Finanza e gli avvisi di accertamento già emessi dall’Agenzia delle Entrate. Qui il contribuente si metterà in regola chiedendo la cancellazione di sanzioni e interessi. Resta però dovuta la maggiore imposta non versata a suo tempo. Insomma: nessuno sconto sulle tasse a chi ha evaso. In pratica si va a sfruttare lo strumento dell’accertamento con adesione e in contraddittorio;

  • quella del contenzioso: questa fase è molto simile all’attuale rottamazione delle liti fiscali. Si potrà chiudere la causa pendente con l’Agenzia delle Entrate o con l’agente della riscossione versando le imposte e ottenendo lo sconto solo su sanzioni e interessi. In primo grado se il contribuente ha vinto e vuole evitare l’appello potrà chiudere con il 50% della pretesa erariale. Lo sconto aumenterà nei due gradi successivi anche fino all’80%: se il contribuente vince anche in Commissione regionale e aspetta la Cassazione sarà sufficiente versare solo il 20% di quanto chiesto dal fisco. C’è poi anche il caso di chi perde in contenzioso o si vede dar ragione solo in parte. In questo caso non si verseranno sanzioni e interessi e le somme dovute saranno oggetto di conciliazione tra le parti;

  • quella delle cartelle esattoriali. Sulle cartelle esattoriali non è ancora certa la percentuale che il contribuente dovrà corrispondere per estinguere il debito. Inizialmente si parlava di una somma variabile tra il 6 e il 25%. Non è chiaro ancora sulla base di quali elementi verrà determinato lo sconto. Si è già parlato di “meritevolezza” del contribuente il quale non deve essersi messo nella condizione debitoria per via di comportamenti fraudolenti. C’è poi da stabilire ancora il capitolo sulla platea: saranno tutti i contribuenti a poter ottenere lo sconto o solo quelli che verseranno in difficoltà economiche? Per sciogliere questi dubbi bisognerà aspettare probabilmente l’autunno.

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